On. Luigi Giglia

Luigi Giglia, nacque a Campobello di Licata il 12 novembre 1926. È stato componente della Direzione Nazionale del partito nel periodo cruciale della vicenda Moro. Consigliere Nazionale della Democrazia Cristiana e componente eletto del Comitato e della Direzione Regionale della Sicilia.

Organizzò nel febbraio del 1983 il Congresso Regionale di Agrigento, che segnò la ripresa di iniziativa politica della Democrazia Cristiana Siciliana.

Sensibile verso nuove forme di partecipazione promosse le “primarie”, per la scelta dei candidati alle elezioni amministrative.

Più volte Sottosegretario di Stato ai Lavori Pubblici, ai Trasporti, alle Poste, al Ministero per gli interventi nel Mezzogiorno sostenne nel corso di tali incarichi di governo provvedimenti legislativi, finanziari ed amministrativi di particolare interesse per la Sicilia e per i Siciliani.

Particolarmente esperto nella legislazione relativa alle opere pubbliche ed all’edilizia più volte rappresentò la Democrazia Cristiana negli incontri per le modifiche alla legge dell’Equo Canone, per la formulazione della legge sulla sanatoria dell’abusivismo, per la stesura definitiva della legge sul riscatto delle case popolari e sull’espropriazione dei suoli.

Strenuo difensore degli interessi della Sicilia e dei Siciliani, più volte garanti come relatore o con la presentazione di appositi emendamenti le percentuali di riserva a favore del Meridione, in particolar modo nel rifinanziamento del piano dell’edilizia sovvenzionata ed agevolata, nel piano della viabilità di grande comunicazione.  Fu Sindaco del nostro Comune dal 1963 al 1967.

Venne a mancare il 21 dicembre 1983.

IX legislatura – Discussioni – Seduta del 21 dicembre 1983

RESOCONTO STENOGRAFICO

Seduta di Mercoledì 21 dicembre 1983

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LEONILDE IOTTI

IN MORTE DEL DEPUTATO QUESTORE LUIGI GIGLIA

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lei i deputati e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, è con profondo rammarico e grande commozione che annuncio all’Assemblea l’improvvisa scomparsa, questa notte, nella sua abitazione, dell’onorevole Luigi Giglia, Questore anziano della Camera. In questi pochi mesi di collaborazione avevamo avuto modo di apprezzare grandemente le doti di profonda umanità, di saggezza, di equilibrio dell’onorevole Giglia, che ne avevano fatto uno dei punti fermi della vita e della direzione di questa Assemblea. Avremo modo di dedicare altro e più solenne momento al ricordo della sua figura, ma voglio fin da ora inviare, a nome di tutti voi, le profonde condoglianze della Camera alla vedova, ai figli, al gruppo parlamentare e al partito della democrazia cristiana (Segni di generale consentimento).

BRUNO ORSINISottosegretario di Stato per l’ industria, il commercio e l’artigianato. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO ORSINI, Il Governo si associa al cordoglio della Camera per questa gravissima perdita.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta per venti minuti in segno di lutto.

IX Legislatura – Discussioni – Seduta del 16 novembre 1984

Commemorazione del deputato questore Luigi Giglia

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lei i deputati e i membri del Governo). Onorevoli colleghi, è con immutato rimpianto che la nostra Assemblea a distanza di circa un anno dalla improvvisa scomparsa, si raccoglie in deferente omaggio alla memoria dell’onorevole Luigi Giglia, Questore della Camera. Ricordarlo significa rendere onore ad un uomo che portò in tutta la sua attività una grande passione civile, un impegno infaticabile e rigoroso, una grande capacità di far politica, di lavorare giorno per giorno per far funzionare in ogni sede i meccanismi delicati e complessi della democrazia. Luigi Giglia era sempre attivo e presente nella concretezza del lavoro politico e parlamentare, nello studio e nella soluzione dei problemi reali del paese, che sempre sapeva riferire ad un progetto generale, alle ragioni ideali che lo avevano portato a far politica. Fu pienamente consapevole delle responsabilità e della specifica professionalità che il mandato parlamentare richiede. Professionalità che per lui significava impegno morale, senso dello Stato e delle istituzioni, conoscenza profonda delle leggi, delle procedure, delle strutture delle amministrazioni pubbliche. Partecipava in prima linea al lavoro parlamentare anche quello meno appariscente delle Commissioni e dei Comitati, dove materialmente si scrivono le norme, si confrontano le posizioni e le ispirazioni diverse delle forze politiche, si cerca parola per parola l’accordo necessario a dar vita alla legge. In tutto ciò egli era maestro, per la sua esperienza e per la sua straordinaria capacità di condurre il confronto politico, di ricercare la mediazione e l’accordo, di prendere decisioni ed assumerai le relative responsabilità. Per queste doti ebbe grande peso nella elaborazione della politica urbanistica ed edilizia degli ultimi anni, fu un punto di riferimento indispensabile nell’attività parlamentare per amici ed avversari politici, dai quali era – e lo dico senza alcuna retorica – egualmente apprezzato e rispettato. Luigi Giglia aveva cominciato giovanissimo l’attività politica nella sua Agrigento, divenendo nel 1946 – a soli venti anni, nei momenti durissimi del dopoguerra in Sicilia – segretario provinciale della democrazia cristiana; e restando sempre poi – nonostante gli intensi impegni romani – una figura centrale della vita politica siciliana. Questo legame con la sua terra ha caratterizzato la sua milizia politica ed ha ispirato la sua costante attenzione ai problemi del Mezzogiorno, le battaglie che condusse perché essi fossero sempre considerati prioritari problemi nazionali. Entrò giovanissimo alla Camera nel 1953, e fu poi rieletto sempre con larghi consensi. Fu chiamato al Governo per la prima volta nel 1966, con il terzo Governo Moro. e poi più volte nei governi successivi, come sottosegretario ai lavori pubblici – carica che ricoprì in diversi ministeri – alle poste ai trasporti. Mantenne sempre una presenza attiva ed un ruolo dirigente nel suo partito; negli organismi provinciali e regionali, nel consiglio nazionale e anche – come in ultimo – nella direzione centrale. La stessa intelligenza, lo stesso impegno, Luigi Giglia ha portato negli ultimi mesi della sua vita nella direzione politico-amministrativa della Camera. come Questore. Ed è con particolare rammarico e commozione, onorevoli colleghi, che voglio ricordare il contributo che egli stava dando alla soluzione dei problemi delicati e complessi che l’evoluzione delle funzioni e delle esigenze degli organi parlamentari ci pongono. Sui problemi di questa amministrazione, su quelli legati alla necessità di migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei deputati, egli era appassionatamente impegnato, con la sua sapiente capacità di intervenire nella concretezza delle questioni, di affrontarle riportandole sempre alla finalità ultima di assicurare agli organi ed ai singoli parlamentari i servizi e le strutture necessarie per il proprio lavoro. Onorevoli colleghi, la sua presenza era preziosa anche per questo, ed anche per questo tutti sentiamo fortemente la sua mancanza. Con questo animo, interpretando i nostri comuni sentimenti, rinnovo alla moglie ed ai figli dell’onorevole Giglia, al gruppo delta democrazia cristiana, a quanti gli furono vicini, il profondo cordoglio della Camera dei deputati (Segni di generale consentimento).

FRANCO NICOLAZZI, Ministro dei lavori pubblici. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO NICOLAZZI, Ministro dei lavori pubblici. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il cordoglio che intendo esprimere a nome del governo per la scomparsa dell’onorevole Giglia non è solo rituale. Con Giglia è venuto meno non soltanto un brillante parlamentare ed un fattivo uomo di governo, ma. soprattutto, un amico di noi tutti. Per lunghi anni abbiamo lavorato fianco a fianco in quest’aula e tutti abbiamo avuto modo di apprezzarne le doti di intelligenza e di fine cultura, che ne facevano un uomo sensibile ed abile, capace di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi e di trovare le soluzioni più adatte. Ancor di più, ho avuto personalmente modo di apprezzarlo quando ebbi per la prima volta l’incarico di ministro dei lavori pubblici e Giglia mi fu a fianco come sottosegretario di Stato. Si tramava – ripeto – del mio primo incarico in quel Ministero e la sua collaborazione, intensa ed assidua, si dimostrò, quindi, indispensabile per superare i vasti ed importanti problemi che mi trovai ad affrontare. I consigli che sapeva dare con competenza e con sincera amicizia furono per tutti un contributo prezioso, ma non e a quanti l’hanno avuto a fianco come collega e come amico che debbo ricordarne le doti. E’ nell’ormai lontano 1953 che egli inizio la sua attività in questo consesso, quale membro della Commissione lavori pubblici e, poi, come presidente della Commissione stessa. Egli, dunque, ha sempre vissuto, per cosi dire, nel cuore di questa problematica, dando un apporto costante ed intenso, la cui mancanza tutti sinceramente avvertiamo. La sua sensibilità lo spinse, in particolare. ad interessarsi in modo più assiduo dei problemi dell’edilizia residenziale della casa; e non a caso, poiché nell’ambito dei settori di competenza della Commissione lavori pubblici non vi è dubbio che quest’ultimo rappresenta il problema sociale per antonomasia. Il contributo appassionato, che in questo come in altri campi egli ha saputo dare, gli è valsa la fiducia ed il rispetto di tutti i colleghi, specie per la sua capacita di risolvere e di superare le difficoltà di cui è sempre irto il cammino parlamentare di ogni provvedimento. Queste stesse qualità lo hanno fatto apprezzare anche come uomo di governo per l’attività che egli seppe svolgere e per la capacità di realizzazione che tutti gli riconoscono. Da ultimo abbiamo avuto modo di apprezzarlo nell’esercizio dell’alto incarico di Questore della Camera, dove non solo si è dedicato con passione ai delicati e complessi problemi funzionali, ma ha saputo anche affrontare, con grande sensibilità, i problemi umani che ogni giorno attraversano questa grande e complessa istituzione. E’ anche per questo che, con commossa partecipazione, salutiamo insieme il collega e l’amico scomparso; la sua perdita non è di quelle che possono essere facilmente colmate.

 

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